Diana, Cupido e il commendatore by Bianca Pitzorno

Diana, Cupido e il commendatore by Bianca Pitzorno

autore:Bianca Pitzorno
La lingua: ita
Format: azw3, mobi, epub
ISBN: 9788804389866
editore: Mondadori
pubblicato: 1994-10-12T22:00:00+00:00


Capitolo ottavo.

Dove Diana incontra finalmente l’astuta sarta.

Quello che accadde nelle due ore successive, neppure la fantasia bizzarra di Prisca Puntoni sarebbe arrivata a immaginarlo.

Il Commendatore guidava in silenzio, masticando il sigaro, mentre Diana si chiedeva come avesse fatto a scoprire che era fuggita e a rintracciarla in così poco tempo. In fondo erano passati solo venti minuti dalle otto e mezza, ora in cui lei di solito rincasava per la cena. Troppo poco tempo per mettersi in allarme, telefonare ai Cardano, scoprire che da loro non era mai stata… Ma su questo fatto il vecchio non le dette nessuna spiegazione, né allora né più tardi.

Arrivarono al teatro.

“Ne avrà per molto?” chiese Diana, convinta di doverlo aspettare in automobile. Ma il Commendatore le disse perentorio: “Vieni!” (Che non volesse lasciarla sola per paura di una nuova fuga?) La fece entrare nell’edificio dalla porta laterale, riservata agli artisti. La guidò per scalette e corridoi fino al retro del palcoscenico, dove c’erano i laboratori dei falegnami, dei pittori e degli elettricisti; la sartoria; i camerini dei cantanti. Tutto era già pronto per lo spettacolo. Si aspettava solo che il pubblico riempisse la sala. Quella sera si replicava il Rigoletto, per la quinta volta, e ognuno era sicuro del fatto suo, senza isterismi e senza apprensioni.

Ma era pur sempre teatro e Diana prima d’allora non era mai stata dietro le quinte. Non soprattutto pochi minuti prima che uno spettacolo avesse inizio. Le faceva uno strano effetto trovarsi là dentro col suo cappotto spiegazzato (per forza! Ci aveva dormito dentro) e la cartella, tra il viavai dei tecnici e il brusio degli orchestrali che accordavano gli strumenti. Si sentiva come un pesce fuor d’acqua.

“Non stare li incantata! Vieni!” ripeté il Commendatore dirigendosi verso la sartoria. In quel momento Diana si rese conto che forse l’avvenimento più importante di quella pur memorabile giornata doveva ancora verificarsi. Che probabilmente fra un attimo avrebbe finalmente incontrato l’astuta sarta, l’intrigante sirena, la Circe dei vicoli, la Messalina, la spregiudicata mangiauomini che aveva tolto la pace alla sua famiglia… E infatti…

“Ninetta, vieni un po’ qua!” chiamò il Commendatore. E dal gruppo di donne che ridevano e chiacchieravano stirando attorno al lungo bancone di legno, se ne staccò una e si diresse verso di loro. Diana la fissò stupita, incredula. Non era possibile che fosse quella, la famosa seduttrice.

Si trattava di una donna di mezza età, piccola di statura, rotondetta, con i capelli spruzzati di grigio raccolti in una crocchia antiquata sulla nuca, come le donne di campagna. Indossava un modesto vestito nero a puntini bianchi, largo, sformato, per niente elegante, col cuscinetto di spilli sul petto e le forbici appese al collo con una lunga fettuccia. Una sarta insomma, identica a tutte le altre sarte di mezza età nelle cui povere camere da letto Diana era andata tante volte con la madre a misurare gli abiti poco importanti, (quelli importanti li ordinavano alla Sartoria Vittoria, la prima di Lossai, e a Serrata li compravano già fatti da Cardano), provandoli ancora imbastiti davanti alla specchiera dell’armadio.



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